Luther Blisset

Lasciate che i bimbi

 

6. La "castrazione chimica"

 

...all'interno di questo nuovo dispositivo che sta sorgendo, la sessualità assume un andamento diverso da quello che aveva un tempo. Un tempo infatti, quel che le leggi perseguivano era un certo numero di atti, d'altronde tanto più numerosi, in quanto non si riusciva a sapere bene che cosa fossero effettivamente; ma ad ogni modo erano pur sempre atti quelli contro cui si indirizzava l'interdizione della legge che condannava delle forme di comportamento. Quel che invece si sta cercando di definire ora e che di conseguenza verrà ad essere fondato dall'intervento della legge, del giudice, del medico, è qualcosa di diverso: l'individuo pericoloso. Ci troveremo di fronte ad una società del pericolo, con, da una parte, coloro che si trovano in condizione di pericolo, e dall'altra coloro che sono invece portatori di pericolo. Pertanto la sessualità non sarà più un comportamento accompagnato da certe precise interdizioni; si trasformerà piuttosto in una sorta di pericolo diffuso, in una specie di fantasma onnipresente, che potrà entrare in scena fra uomini e donne, fra bambini e adulti, eventualmente fra adulti da soli, e così via. La sessualità diventerà dunque una minaccia presente in tutti i rapporti sociali, in tutti i rapporti possibili fra le diverse età, in tutti i rapporti fra gli individui. E' proprio su quest'ombra, su questo fantasma, su questa paura, che il potere cercherà di far presa, servendosi di una legislazione apparentemente generosa e in ogni caso generale; e grazie inoltre a una serie di interventi puntuali che saranno verosimilmente quelli delle istituzioni giudiziarie appoggiate sulle istituzioni mediche. Si produrrà dunque tutto un regime di controllo della sessualità.

Michel Foucault, "Dialogues", cit.

 

 

Mentre inizio questo capitolo - ore 21.00 del 20 marzo 1997 - Raitre trasmette un'ignobile puntata di Tg3 Prima Serata interamente dedicata alla "pedofilia": politicanti, preti, sbirri & pennivendoli di regime; "carcere a vita" e "castrazione chimica" invocati come "soluzioni al problema della pedofilia" dal padre di Lorenzo Paolucci (tredicenne ucciso nel '93 da Luigi Chiatti, a.k.a. "il mostro di Foligno"); "addetti ai lavori", "esperti" presumibilmente formatisi sulla pubblicistica americana poi sputtanata da Nathan & Snedeker; lacrime, cazzate, falsi sillogismi, luoghi comuni, mistica dell'innocenza; Pierferdinando Casini, adoratore del Dio Mercato, si scaglia contro "la mercificazione dei bambini"; apologie della Famiglia Cristiana e critiche alle "coppie omosessuali che adottano i bambini"; il neo-nazista padano Mario Borghezio propone di "aggiornare la legislazione"; la tele-poliziotta Giovanna Milella ci regala quarti d'ora di pura, inutile, estenuante exploitation; nel calderone viene gettato tutto il nominabile, dal "turismo sessuale" al "lavoro minorile" passando per l'"adozione clandestina". C'è pure un collegamento con la redazione dell'Avvenire (un giornale a caso!). E' il Pensiero Unico sulla sessualità infantile, senza controparti (se si esclude una testimonianza - brevissima, presumibilmente monca e universalmente stigmatizzata - di William Andraghetti) e con pochi dubbi (Stefano Rodotà che denuncia "la voglia di censura" nei confronti di Internet). Mio fratello mi chiede: "Che cazzo di senso ha 'sta trasmissione? Sono tutti d'accordo!!!". Solo il cosiddetto "popolo di Internet", via e-mail, si azzarda a fare il controcanto, con domande sul pericolo di "un'esasperata caccia alle streghe" e sulla distinzione tra diversi tipi di rapporti affettivi coi minori. Frase ricorrente: "Si rischia di fare tutto un calderone". Cerco dunque di isolare un singolo ingrediente e ripescarlo dal paiolo, per analizzarlo e svelarne la tossicità: la voglia di "castrazione chimica". Mi si consenta di prenderla alla larga.

 

 

I nipotini di Mengele

 

La controrivoluzione iatrolatrica, anti-antipsichiatrica e biotecnologica è avanzata come un bulldozer, travolgendo e schiacciando tutte le conquiste e le acquisizioni degli anni '60-'70.

La medicalizzazione di ogni supposta "devianza" ai fini del controllo sociale procede di pari passo col "pregiudizio sociobiologico" (R. Lewontin) e il determinismo genetico. Prendiamo ad esempio le recenti polemiche sulla clonazione: la descrizione di scenari ipercatastrofici non fa che sviare l'attenzione dalla catastrofe reale, dal vero "scandalo", che non sta nella vicenda specifica della pecora Dolly e neppure nella "clonazione", ma nella sopravvivenza di un'organizzazione della terapia e della ricerca medica modellata sulla presente organizzazione sociale, di una medicina capitalistica che considera il soggetto vivente una "marionetta" (M. Bounan) dalle parti intercambiabili, mercifica la "salute" e intossica il corpo di farmaci.

Come scrive Richard Lewontin nel suo Biologia come ideologia (Bollati Boringhieri, 1993):

 

i geni interagiscono con l'ambiente per produrre l'organismo nel suo sviluppo e attività, e l'ambiente influenza gli organismi solo attraverso l'interazione con i loro geni. L'interno e l'esterno sono inestricabilmente legati l'uno all'altro.

 

Le persone si formano quando gli "organismi" vengono calati in un ambiente vitale e in un sistema sociale, e sottoposti a molteplici influenze. Ogni persona è il risultato imprevedibile e irripetibile di questo complesso interagire, quindi la clonazione potrà produrre organismi-fotocopia ma mai persone-fotocopia. Eppure proprio questo tipo di obiezione ha fatto tremare il mondo nel febbraio scorso, ha scatenato i fantasmi dell'inconscio collettivo, ha fatto parlare del Brave New World di Aldous Huxley, del mito del Golem, di "replicanti" e mostri di Frankenstein, del film I ragazzi venuti dal Brasile, etc.

Se i "diversivi" del sensazionalismo e dell'apocalisse-a-buon-mercato funzionano, è anche e soprattutto grazie ai "sociobiologi" come E.O. Wilson, che da anni cercano di spiegare con motivazioni genetiche ogni azione, sentimento, comportamento e/o ideologia; si sono per troppo tempo giudicate autorevoli le affermazioni di costoro, che almeno una volta all'anno annunciano di aver trovato il gene della depressione o dell'omosessualità, dell'alcolismo o dell'antisemitismo; è solo per questo che può terrorizzare l'idea di produrre un "clone" di Adolf Hitler, come se un bambino col patrimonio genetico del fuhrer nazionalsocialista potesse per incanto trascendere le condizioni della propria educazione, e fosse per forza destinato a fondare un partito razzista, a organizzare colpi di stato, a perseguitare le minoranze etniche etc... Non è nel DNA che vanno rintracciate le origini dei fenomeni storici e politici.

Talvolta vengono fatte notare le sospette similitudini tra la "sociobiologia" e l'eugenetica razziale di derivazione (questa sì!) nazista (vedi lo stracitato caso del saggio The Bell Curve, che teorizzava l'inferiorità dei neri e che 2-3 anni fa scalò le classifiche di vendita statunitensi), ma tali disvelamenti rimangono sporadici, e non intaccano il dominio della iatrolatria, dei nipotini di Mengele e delle multinazionali farmaceutiche.

Una delle principali conseguenze del pregiudizio sociobiologico è la rimozione di ogni discorso sulle cause socioambientali di condizioni come l'ansia o la depressione, ricondotte quasi esclusivamente a fattori genetiche. Ne derivano la medicalizzazione dei comportamenti ritenuti "devianti" e l'aumento delle prescrizioni di sempre nuovi farmaci psicotropi (Prozac, Fluoxeren, Buspar, Leponex, Axoren, Remeron, Seropram, Elopram, Risperdal, Belivon, Serdolect...)

La medicina è incapace di capire che sono i nostri rapporti sociali a costituire un ambiente patogeno, e cerca di soffocare proprio gli avvertimenti che il corpo ci (cioè si) trasmette, riempiendoci di farmaci che sopprimono "le molteplici reazioni difensive (tosse, vomito, dolori, etc...) e comportano l'aggravamento dei disordini iniziali" (M. Bounan). Ne deriva una terapeutica assurda e pericolosa,

 

a) sintomatica, sopprime un meccanismo difensivo... il comfort a qualsiasi costo è una sciocchezza pericolosa;

b) antilesionale, distrugge una reazione vivente autocurativa;

c) antimicrobica, neutralizza il solo agente infettivo e riduce la reazione difensiva contro l'insieme dei fattori omologhi (fisici, climatici, tossici, alimentari...), reazione che al contrario converrebbe amplificare".

- M. Bounan, Il tempo dell'AIDS, Ed. 415, Torino 1993

 

Quando un operaio oggi va dal medico e si lamenta di sintomi di vario tipo (mal di testa, vertigini, nausea) il medico fa il possibile per non inquadrare storicamente ed esistenzialmente questi sintomi. Tira fuori tensione arteriosa e pulsazioni cardiache per diagnosticare "distonia neuro-vegetativa"..., comunque non si parla mai di rapporti di lavoro e di vita familiare. Trattamento tipicamente commerciale: i sintomi devono essere diagnosticati in modo da corrispondere, come domanda, all'offerta dell'industria medico-tecnica e farmaceutica.

- SPK [Collettivo Pazienti Socialisti dell'Università di Heidelberg], Fare della malattia un'arma, Collettivo Editoriale Genova, s.d., p.22)

 

Le conseguenze sul medio-lungo periodo sono l'aumento delle tossicosi, la distruzione delle residue barriere immunitarie e il diffondersi di nuove epidemie.

Il vero scandalo sta dunque a monte, non certo nella clonazione. L'effettiva pericolosità della manipolazione genetica ha poco a che vedere con gli incubi da Il mondo nuovo o da Body Snatchers, allarmanti metafore e nulla più, ma sta nell'ignorare che le principali cause dei mali da risolvere stanno in un "modello di sviluppo" avvelenante, alienante, distruttivo. Dobbiamo rendercene conto.

E cosa abbiamo al posto di questa necessaria presa di coscienza?

Scienza-spazzatura, infima divulgazione da Min.Cul.Pop, finte scoperte sempre più spettacolari... Il tutto amplificato dai media con l'aiuto di "esperti" self-styled pronti alla bisogna, come il prof. Cassano, strizzacervelli dei divi, co-autore di un libraccio disonesto sulla (d)(r)epressione, partigiano di quell'elettroshock che il Consiglio Superiore di Sanità medita di re-introdurre nella sanità pubblica.

 

 

Dura lex sed lex (part 2)

 

E' in questo delirio che va contestualizzato il dibattito sulla "castrazione chimica" dei "delinquenti sessuali".

Innanzitutto, cosa s'intende per "castrazione chimica"? Si tratta di una combinazione di psicoterapia coatta e "cure" antiormonali per inibire la libido (in genere chemioterapia e/o trattamento farmacologico antiandrogeno). Lo scopo dichiarato è far sì che il condannato, una volta libero, non ripeta la violenza. Lo scopo non dichiarato è quello di reprimere i sintomi più evidenti del malessere sessuale diffuso, per evitare di attaccarne le cause sociali.

Per quanto riguarda l'Europa, questo tipo di "cure" è già in uso dal 1969 in Germania (solo se il soggetto ha superato i 25 anni d'età e a seguito di una perizia medica che attesti l'idoneità al trattamento), dal 1993 in Svezia (solo con il consenso dell'interessato e se quest'ultimo è suscettibile di divenire recidivo), dal 1973 in Danimarca (dove ha sostituito la castrazione vera e propria - vale a dire chirurgica e definitiva; il condannato poteva scegliere tra quella e la prigione) e dall'inizio del 1997 in Francia, dove la legge è stata approvata, come suol dirsi, "tra roventi polemiche".

Per quanto riguarda l'Italia, l'ipotesi di introduzione della "castrazione chimica" è stata "ufficializzata" a Milano il 7 febbraio 1997: durante il processo a Orlando D., 42enne stupratore recidivo, i periti d'ufficio che lo hanno riconosciuto semi-infermo di mente hanno proposto di sottoporlo a cure antiormonali.

In Italia vi sono precise garanzie costituzionali sul fatto che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana" (art.32 della Costituzione, II capoverso), ma questa è solo carta da culo, la realtà dei fatti è un'altra: in Italia "accanimento terapeutico" e Trattamenti Sanitari Obbligatori sono all'ordine del giorno.

 

[...] Una classe politica smarrita riuscirà, in questo campo come in altri, a fare la semplice constatazione che un'abdicazione del soggetto di diritto, a vantaggio dell'assoggettato al trattamento tecnico, ci rinvia alla forzatura dei corpi dell'Ancien Régime? Non si vede quanto vi è di regressivo nel trattare da ammalato un criminale che non lo è certamente per l'orientamento del suo desiderio, né per la scelta del suo oggetto, bensì per il fatto di aver scelto di perpetrare atti considerati riprovevoli dalle nostre società.

E allora, perché non definire di nuovo gli omosessuali come "malati"? Perché non considerare come morboso il desiderio dei giovani adulti che preferiscono le donne mature, o quello delle donne portate a innamorarsi di uomini che potrebbero essere loro padri (ma non lo sono)? Perché non riaffermare che ogni desiderio è morboso e destinato alla terapia quando non è definito in anticipo dalla norma sociale?

Senza parlare dell'errore costituito da una negazione del desiderio... non si sono previste, a quanto pare, le conseguenze, che nel migliore dei casi potrebbero riportarci alla contenzione igienica del secolo scorso, e nel peggiore alle più feroci leggi puritane.

Castrare chimicamente il violentatore recidivo? Perché no, dopo tutto? Se la sarà cercata, si sente dire... Ma se accettiamo così di scivolare in una logica di vendetta, perché non cavare gli occhi ai produttori di materiale pornografico e alle loro centinaia di migliaia di spettatori?

[...] Le leggi progettate sulle terapie coatte creano le basi concettuali di un regresso, nella misura in cui riportano nel corpo la causa di varie devianze. Tossicodipendenza, alcoolismo, pazzia, e ormai anche forme di desiderio sessuale, che dovrebbero essere invece più seriamente considerate come comportamenti socialmente invocati, incitati e infine scelti, alcuni dei quali percorrono, in piena responsabilità, la via che porta al delitto... Come confondere queste propensioni pratiche o socialmente indotte con una supposta intenzione psicologica sostenuta dalla pulsione ormonale, che si potrebbe procedere a sopprimere? Perché aggiungere al crimine o al delitto la nozione di malattia... se non per incitare gli psichiatri a uscire dal loro ruolo per divenire agenti di una polizia generale del costume? [...]

- Denis Duclos, "L'infanzia, una specie in pericolo? Crimini pedofili e controllo sociale", Le Monde diplomatique, ed. it., gennaio 1997, pagg.20-21

 

Allo stato attuale non è possibile alcuna conclusione. Ripeto: non è possibile alcuna conclusione.

Mi vengono alla mente soltanto due parole e un punto di domanda...

Brutta fine?

 

 

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