Luther Blisset

Lasciate che i bimbi

 

4. Dalle cronache della caccia alle streghe

 

Ammesso e non concesso che l'"emergenza" prostituzione minorile, pornografia, pedofilia, sia reale e non prevalentemente medial-immaginaria; ammesso e non concesso, soprattutto, che lo strumento primo per affrontarla sia quello penale.

Ida Dominijanni, Il Manifesto, 6 aprile 1997

 

 

La grande festa ormai prossima*

 

"Ci ha dato filo da torcere l'articolo sulla punibilità di chi detiene materiale pornografico che ha come soggetti minori. Eravamo al confine della vita privata dei cittadini, della libertà sessuale di ciascuno. Poi ci siamo trovati tutti d'accordo: vedere un minore che viene fatto prostituire, o che viene torturato, o che è sottoposto a un atto sessuale, non è un fatto privato". Carcere, fino a un massimo di 18 anni, per tutti: per chi piegando alla prostituzione i bambini ruba loro il sogno più bello e la possibilità di una vita inviolata. La scoperta dell'abuso può nascere... dalla testimonianza del bambino o della bambina; dalla scoperta da parte di personale educativo, parenti, amici che i bambini fanno con gesti, disegni, delle affermazioni strane, magari confuse, su rapporti sessuali o segnalano dolore negli apparati sessuali, o vogliono ripetere dei giochi con i piccoli amici. "Mia nipote è una ragazzina per bene, ma l'altro giorno ha raccontato un sacco di bugie. S'è inventata tutto, lo stupro, il coltello... sono balle. La verità è che lei era arrabbiatissima con mio marito e allora si è voluta vendicare e lo ha denunciato ai carabinieri. Lui però non le aveva fatto niente". Benvenuti nel mondo - per definizione repellente - delle sette sataniche. "A noi risultano anche episodi di proselitismo nelle scuole, tramite pratiche spiritiche, frequentazione di maghi e l'ascolto di musica heavy metal e affini". Adriano Celentano: "Basta, la scuola insegni a difendersi dagli abusi". "La televisione corrompe i bambini. Dico un paradosso: io la vieterei fino ai quattordici anni". Maurizio Costanzo e la Mediaset sono sotto accusa dopo lo show televisivo di Aldo Busi. Lo scrittore ha ripreso una sua tesi sulla pedofilia sviluppata in un articolo pubblicato dal mensile "Babilonia": non c'è nulla di scandaloso se un ragazzo compie atti sessuali con un adulto e semmai sono i bambini a corrompere gli adulti e non viceversa. L'Associazione teleutenti italiana, presieduta dall'ex-consigliere RAI Mauro Miccio, ha chiesto in un primo momento la sospensione dal video di Costanzo per una settimana. E' evidente che questi ragazzi non hanno il senso del limite... Poi, un colloquio chiarificatore col giornalista con relativo mea culpa..."Giochi a fare Lucifero con me?" Arrestato baby-sitter milanese di 23 anni: avrebbe corrotto tre bambini. "Tutti i casi che abbiamo dovuto affrontare nel nostro centro "antiabuso" del 'Bambin Gesù'..." I precedenti: Quel maestro devoto a Satana. Stupro di gruppo per iniziarla a una setta satanica. La Spezia, aveva 16 anni. Sentite altre adolescenti. S., la ragazzina che, sedicenne, fu costretta a partecipare all'orgia con 23 uomini, ha raccontato altre macabre storie di sacrifici e crudeltà. Il primo passo per guarirli? Credere ai racconti dei piccoli. E lui, l'"imputato", come si difende? Piu' che difendersi, Aldo Busi morde. "Ipocriti. Siete i soliti cattolici che nascete e crescete con l'idea di sesso legata alla colpa e al peccato... Io faccio una fondamentale distinzione tra la criminalità legata alle pornocassette o al turismo sessuale e alla pratica di una pedofilia blanda... quella praticata dai bambini sugli adulti. I bambini sono in certi casi corruttori degli adulti". Lo dice in quale veste? "Nella veste di chi da bambino ha corrotto adulti, dall'età di otto anni almeno... Oggi cercano il capro espiatorio nel cosiddetto pedofilo, come ieri negli zingari, negli omosessuali, negli ebrei, nei palestinesi, nelle donne. Io mi ribello a tutto questo". Lei sa che questo argomento è intoccabile, e viene chiamato sbrigativamente pedofilia, parola terribile che non evoca amore ma sfruttamento, disperazione e persino morte. "Io voglio dire che è arrivato il momento di capire che anche i bambini hanno la loro brava sessualità e che gli adulti non devono più reprimerla". E c'era bisogno di legittimare i pedofili? Sono ragazzi appassionati dell'occulto, del satanismo: amano vestire di nero e ricoprirsi di croci capovolte, ascoltano musica "satanica", esaltano il culto del diavolo ed il rifiuto dei principi cristiani. Una setta satanica belga già nota alle autorità potrebbe essere stata in contatto con Marc Dutroux (nella foto), il "mostro di Marcinelle", e far parte del giro internazionale di pedofilia e pornografia cui il pluriomicida procurava vittime e materiale. Secondo l'emittente di Stato "Rtbf", è questa la nuova pista seguita dagli inquirenti sulla base di una lettera trovata in casa di un defunto complice di Marc Dutroux, Bernard Weinstein, che alla stessa setta (denominata "Istituto Abrorax") era affiliato. Nella missiva, firmata da un capo dei satanisti, si ricorda a Weinstein "la grande festa ormai prossima". Non si deve avere paura di credere al bambino, in troppi casi questo ha permesso ai pedofili di continuare la loro carriera. "Vent'anni fa - spiega George Glatz, del Centro internazionale per la dignità del bambino - si pensava che l'uso di videocassette calmasse gli istinti del pedofilo. Ora sappiamo che il pedofilo è un tossicomane, che più assorbe immagini e più ne vuole. Finché le immagini non lo eccitano più e passa all'azione". Molti giovani non sanno dominare i propri impulsi, perché nessuno lo insegna più. Lei sa che questo argomento è intoccabile. Il colpo di scena arriva alle sei di sera: nessuno stupro. Carcere, fino a un massimo di 18 anni, per tutti. Lui però non le aveva fatto niente.

 

 

Cambio di continente

 

In Italia e in Europa sta accadendo più o meno ciò che in America è accaduto negli anni ottanta. In particolare il caso Dimitri presenta somiglianze impressionanti coi casi trattati da Nathan & Snedeker, cosa che mi ha fatto scrivere:

 

Capisco perfettamente ciò che prova Solo (Diego Abatantuono) quando si scopre prigioniero nel videogame di Nirvana: come comunicare questa nauseante sensazione di dejà vu? Cazzo,tutto questo è già successo, questo processo è la fotocopia di quelli svoltisi negli USA negli anni '80, stesse cazzate, stesse testimonianze, stessi errori da parte di psichiatri, preti e assistenti sociali, stessa cecità di inquirenti e giornalisti. Ognuno di quei casi ebbe origine dalla mentalità disturbata di una "Simonetta" e dal fraintendimento dei farfugliamenti pre-verbali di un "Federico" (i "dadi cativi", i "fachi", il "fucare"...), fu trasformato dalla "Lucia Musti" di turno in una crociata contro i fantasmi, strumentalizzato da organizzazioni simili al "nostro" GRIS e gonfiato da corrispettivi anglosassoni del "Carlino". Nonostante l'assoluta mancanza di riscontri oggettivi, e l'evidenza dell'impalcatura di paranoie, conformismo e sessuofobia che reggeva il macro-teorema del Satanic Ritual Abuse (SRA), quei processi si conclusero con verdetti di colpevolezza e pene pesantissime (centinaia e centinaia di anni di galera).

- L. Blissett, "Un acre odore di zolfo", Zero in condotta, Bologna, 21/2/1997

 

Eppure, prima delle vicende belghe, le autorità di alcuni paesi europei erano quasi riuscite a mantenersi lucide. Addirittura, nel 1994 il Department of Health britannico aveva commissionato a Joan La Fontaine, docente di antropologia sociale alla London School of Economics, una ricerca su 84 presunti casi di SRA, verificatisi nel periodo 1988-91. Il rapporto finale, intitolato A Study of Organised and Ritual Abuse: Research and Findings, dimostrava che l'SRA era poco più che una leggenda urbana: solo in 3 dei casi esaminati c'era stata violenza sessuale con elementi vagamente ritualistici, ma non si trattava di satanismo né di stregoneria. Virginia Bottomley, ministro britannico della sanità, aveva commentato:

 

La professoressa La Fontaine ha svelato il mito dell'abuso satanico. Ho commissionato quest'indagine per mettere le cose in chiaro sugli abusi rituali e distinguere i fatti da ogni fantasia che li circonda. Finora si erano condotti pochi studi su un argomento tanto delicato, che per molti anni è stato oggetto di speculazioni e paure. Spero che con la pubblicazione di questo rapporto si possa iniziare a sbrogliare la matassa dei presunti abusi rituali e satanici. Questo documento è una lettura indispensabile per chiunque si occupi di bambini che potrebbero essere stati violentati, e spero che gli operatori lo studino approfonditamente e ne traggano lezioni...

- Comunicato stampa del Department of Health, 02/06/1994

 

Dopo gli scempi compiuti da Marc Dutroux a Marcinelle (e in Italia dopo l'arresto di Dimitri e confratelli), oltre alle accuse più generiche di violenza sessuale sui minori, è tornato agli onori delle cronache il mix di "pedofilia" e satanismo. Mentre i media favoleggiavano di contatti via Internet tra Dutroux e alcune sette sataniche, a Bologna il duo Canditi-Musti cercava di far passare il suo teorema, quello di una rete internaziale di pervertiti dediti ad SRA e al traffico di pornografia infantile, con la città delle Due Torri come snodo principale.

Le basi di tale bislacca teoria erano state poste quasi dieci anni prima, con l'arresto e la condanna di William Andraghetti et alii. Quella narrata nel libro di Andraghetti Diario di un pedofilo (Stampa Alternativa, Roma 1996) è una vicenda "seminale", la madre di tutte le montature, dalla retata contro il Gruppo P di Milano (1993) all'arresto dei Bambini di Satana. Riporto la breve ma azzeccata recensione apparsa su Pulp n.3 (settembre-ottobre '96) a firma Piersandro Pallavicini:

 

Nel 1987, a Bologna, un gruppo di omosessuali fu arrestato e processao con l'accusa di violenza su minori, commercio di materiale pornografico (con minori protagonisti) e gestione di un giro di prostituzione minorile. Andraghetti, uno di quel gruppo, racconta qui la sua verità. Con taglio giornalistico e con una flemma dovuta, riporta i fatti, con tutti i dettagli necessari (dunque anche quelli più scabrosi), riuscendo quasi sempre ad evitare di cadere nel gratuito o nell'apologia e soffermandosi in particolare sui danni prodotti dalla stampa (che amplificò e distorse verso il mostruoso la vicenda), sulle diffamazioni ed angherie subite, sulla sproporzione tra ciò che davvero successe e le conseguenze patite.

Il punto di vista, comunque, è quello di un pedofilo non pentito, cosa che ha spinto Ernesto Caffo (il presidente del Telefono Azzurro) a rifiutarsi di presenziare alla presentazione del Diario all'ultimo Salone dei Piccoli Editori di Belgioioso. Tuttavia, il testo ha il merito di far conoscere opinioni radicalmente diverse da quelle ritenute "comuni" su temi volutamente ignorati da una società sessualmente bigotta come quella italiana. L'operazione di Stampa Altrnativa tenta, senz'altro provocatoriamente, di accendere la discussione sulla sessualità dei minori, l'età del consenso, i rapporti tra adulti e ragazzi [...]

 

In effetti il libro non è roba per palati fini, vi sono descritti amplessi con "orgasmi secchi" tra l'autore (membro del gruppo libertario Sexpol, d'ispirazione reichiana) e diversi ragazzini (alcuni dei quali pre-puberi, comunque tutti consenzienti se non entusiasti, spesso addirittura propositivi), ma i passaggi davvero scabrosi sono quelli dell'arresto e della montatura giornalistico-giudiziaria, introdotti da una citazione dello scrittore Tony Duvert:

 

In cinque minuti d'interrogatorio, il giudice davanti, i poliziotti ai fianchi, i genitori dietro la porta e un medico appiccicato alle chiappe, il bambino che vi amava riconoscerà di essere stato violentato. Al punto in cui si trova, riconoscerebbe perfino di essere morto, se gli suggerissero che lo avete ucciso.

 

Le pressioni sui ragazzini da parte di genitori ed inquirenti produssero un corto-circuito tra media e magistratura, che a sua volta produsse accuse campate in aria (violenza carnale, associazione a delinquere finalizzata induzione di minori alla prostituzione e al commercio di materiale pornografico illegale...). Vennero stabiliti collegamenti arbitrari con altri casi. Le indagini si estesero a tutta Italia e si iniziò a parlare di un circuito internazionale di "mostri", "pedofili" e "mercanti di bambini". Il solito Resto del Carlino pubblicò gli indirizzi di alcuni imputati con tanto di foto delle loro case, invitando implicitamente alla rappresaglia contro i familiari (l'anziana madre di Andraghetti ricevette una caterva di telefonate minatorie). Alla Dozza, gli imputati subirono aggressioni da parte degli altri detenuti e pestaggi e insulti da parte delle guardie (la Dozza è famosa per certi strani "suicidi" modello Stammheim 18/10/77). In quei giorni a Bologna non si parlava d'altro.

Nonostante l'incongruenza delle testimonianze e l'inanità dei capi d'accusa, il processo di primo grado si concluse con condanne dai 7 ai 10 anni di reclusione più il risarcimento dei danni alle parti civili (in tutto un centinaio di milioni). La sentenza d'appello ridusse le pene di 2-3 anni.

Si può dire che il caso Andraghetti fu un vero e proprio banco di prova della teoria del "complotto pedofilo". Una vicenda altrettanto clamorosa fu quella del milanese Francesco Vallini e del Gruppo P.

Vallini era - ed è - un redattore della rivista gay Babilonia. Nei primi anni novanta, benché non fosse un pedofilo, Vallini partecipò alla fondazione del Gruppo P, che dibatteva e promuoveva rapporti consensuali tra adulti e ragazzi. Vallini ne curava il bollettino.

Nell'aprile '93 la polizia perquisì la casa di Vallini e la sede di Babilonia., e tre mesi dopo arrestò Vallini e gli altri membri del Gruppo P per "associazione a delinquere" e per presunti rapporti sessuali con minori. D'un colpo riemersero tutti i collegamenti arbitrari stabiliti anni prima per la montatura Andraghetti.

La redazione di Babilonia protestò vivamente e definì Vallini un "prigioniero politico". Dopo più di un anno di custodia cautelare a S.Vittore, in condizioni di malsanìa e sovraffollamento, Vallini intraprese uno sciopero della fame e dovette essere ricoverato in ospedale. Finalmente, dopo quasi due anni di carcere preventivo, vi fu un rinvio a giudizio. Vallini fu prosciolto dalle accuse di violenza sessuale ma condannato per l'accusa di associazione a delinquere, sulla base della sua attività di coordinamento del Gruppo P. Nell'estate '95 ottenne la libertà vigilata, e tornò a lavorare a Babilonia.

A conti fatti, quando è esploso il caso Dutroux, l'opinione pubblica italiana era già predisposta al linciaggio.

 

 

Dura lex sed lex (part 1)

 

Anti-porno la teoria, repressione la pratica.

K.R. Callan, Marx, Christ & Satan United in Struggle

 

 

Mentre scrivo (aprile '96) il parlamento italiano sta discutendo - e probabilmente approverà - una proposta di legge "antipedofilia", elaborata dal Comitato ristretto della Commissione Giustizia della Camera e presentata da Anna Maria Serafini (Sinistra democratica-Ulivo), vicepresidente della Commissione. La legge si compone di dieci articoli, il primo stabilisce che

 

chiunque induce o avvia alla prostituzione minori di anni 18 ovvero ne favorisce o sfrutta la prostituzione, è punito con la reclusione da 6 a 12 anni e con la multa da 30 a 300 milioni di lire.

La pena di cui al 1° comma è comminata anche nel caso in cui i reati siano compiuti da cittadini italiani all'estero.

La pena di cui al 1 comma si applica nei confronti di chiunque produce, diffonde, mette in commercio ovvero detiene materiale pornografico concernente minori degli anni 18.

La pena è raddoppiata qualora la produzione, la diffusione e il commercio di materiale pornografico siano posti in essere al fine di commettere i reati di cui al 1 comma.

E' disposta la chiusura, per la durata di un anno, degli esercizi la cui attività risulti connessa con lo sfruttamento sessuale di minori degli anni 18. [...]

 

Se la vittima del reato di cui al 1° comma ha meno di 14 anni, o se i fatti sono imputabili a familiari, baby sitter, insegnanti, pubblici ufficiali, la pena è aumentata da un terzo alla metà. Per dirla con Jean Danet, "il diritto comune dovrebbe così servire, questa volta, a reprimere gli educatori, gli assistenti sociali, i quali non svolgerebbero il loro lavoro di controllo sociale nel modo desiderato dalle loro rispettive gerarchie" ("Dialogues", cit.).

Proseguendo nella lettura: stesse pene ma multe più salate (da 50 a 500 milioni) per chi sfrutta o si serve di minori per materiale pornografico. Stesse pene per chi fa commercio di quest'ultimo. Addirittura, chi distribuisce o procura ad altri tale materiale, anche a titolo gratuito, o lo divulga per via telematica, rischia da 1 a 5 anni di reclusione e un multa da 5 a 100 milioni. Stesso discorso per chiunque diffonda "informazioni" finalizzate allo sfruttamento dei minori. Veniamo poi al "turismo sessuale": da 6 a 12 anni e multa da 30 a 300 milioni per chi organizza, favorisce, propaganda viaggi anche verso l'estero finalizzati "alla fruizione di attività di prostituzione minorile", e perseguibilità anche all'estero di chi sfrutta sessualmente i minori. Presso le ambasciate dei "paesi a rischio" opereranno "ufficiali di collegamento" che indagheranno sui reati.

Commento questa proposta di legge con le parole dell'avvocato Ezio Menzione, autore, tra l'altro, di un Manuale dei diritti degli omosessuali, edito da Babilonia. Il commento di Menzione è apparso proprio suBabilonia , sul numero del settembre 1996:

 

[...] Innanzitutto le pene per chi avvia alla prostituzione o sfrutta il minore: da 6 a 12 anni.

La nostra legge (art. 4 della Legge n.75/58: la famosa Legge Merlin) già prevede una pena fino a 12 anni di reclusione per chi sfrutta la prostituzione minorile (addirittura la pena è prevista anche se chi si prostituisce è minore di anni 21). é vero che il minimo non sarebbe più 4 anni, ma 6, e in più ci sarebbe la multa fino a 300 milioni, ma se la previsione penale è stata inefficace finora, non saranno queste aggiunte a mutare la situazione.

Discorso simile può essere fatto per la perseguibilità in Italia di reati di abuso sui minori commessi all'estero. E' da molti anni che se ne parla e la norma, proprio a proposito di pedofilia, esiste già da due anni nel sistema tedesco, ma non risulta che abbia dato grandi risultati. Per di più, essa - sia in generale sia relativamente al reato di sfruttamento della prostituzione - esiste già anche nell'ordinamento italiano (per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione, anch'essa è contenuta nella Legge Merlin), eppure non risulta che sia stata in pratica mai attivata.

La verità è che è sempre difficilissimo perseguire in uno Stato, con le leggi e gli strumenti giuridici di quello Stato, un reato commesso in un altro.

Ed a ben guardare è giusto che sia così: non sempre infatti ciò che è previsto e guardato come illecito in un contesto sociale, è visto nello stesso modo in un contesto lontano le mille miglia.

In più è sempre delicato imbastire processi per fatti commessi altrove: vi sono problemi di garanzie processuali, di prove, di diritti della difesa, che non possono essere ignorati e saltati a piè pari. é giusto invece che sia perseguito duramente chi sfrutta minori per produrre materiale pornografico: ma non occorrono norme apposite.

Poiché produrre materiale pornografico implica per sua natura indurre e sottoporre i minori ad atti sessuali, ci sono già le norme, severissime, sulla violenza sui minori (fino a 14 anni di carcere) che dovrebbero bastare ed avanzare.

In questo caso, quando si parla di &laqno;minori», sarebbe giusto individuarli in "minori degli anni 14" e non degli anni 18. Se, dopo l'introduzione della recente legge sulla violenza sessuale, è riconosciuto a chi abbia compiuto 14 anni di esprimere liberamente la propria sessualità, ben può essere che questi, per libera scelta, intenda "metterla a frutto" prostituendosi o inserendosi nella produzione pornografica: la scelta è discutibile, ma non giustifica l'intervento del Codice penale e - men che meno - un intervento così severo.

Diverso è il discorso sul colpire chi vende materiale porno. La necessità di stroncare l'abuso sui minori per la produzione di tale materiale sembrerebbe far credere che vietare espressamente la vendita del materiale possa essere uno strumento efficace: in realtà, non è così; si tratta di un mercato che o lo si sradica e stronca alla fonte, al momento della produzione, o si ricreerà clandestino, correndosi il rischio di colpire i rivenditori solo perché si è impotenti nei riguardi dei produttori (un po' come avviene per la droga, e con gli stessi risultati).

Non condivisibile è infine l'ipotesi di colpire anche il semplice detentore del materiale porno. Si andrebbe a invadere campi privatissimi e senza rilevanza penale.

Sarebbe una norma fatta per gettare fumo negli occhi, nell'impossibilità di stroncare lo sfruttamento dei minori là dove esso realmente si struttura e riempie le tasche degli sfruttatori.

Per di più i confini di tale norma sarebbero quanto mai incerti: la semplice foto di nudo di un bimbo o di una bimba è possibile tenerla? e se accanto al bambino vi è un adulto, anch'esso nudo, ma in atteggiamento totalmente casto? La verità è che si tratta di un terreno scivolosissimo.

 

 

 

* cut-up di articoli da "La Repubblica", "Il Resto del Carlino", "Epoca", "Il Venerdì" e "L'Espresso" del periodo agosto '96 - aprile '97

 

 

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