Luther Blisset

Lasciate che i bimbi

 

2. Bambini di Satana: anatomia di una montatura

 

Ecco chi ci processa!

Piergiorgio Bonora indicando un crocifisso,

Aula Paolo Borsellino del Tribunale di Bologna, 13/2/97, h.9.00

 

Dimitri, Bonora e Luongo dovrebbero pagare caro e pagare tutto, la "pornografia" su Internet, i suicidi degli adolescenti, la TV violenta, le nuove droghe e chi più ne ha più ne metta. Li si sacrifica per espiare i "peccati" di un mondo che da sempre i reazionari descrivono come "impazzito" e "fuori controllo". Questo nuovo maccartismo è mille volte più subdolo, colpisce solo individui isolati sulla base di preconcetti, scava nella loro anima come se si trattasse del terreno di Stevanin.

L. Blissett, "Cacciatori, schedatori e castratori chimici",

Zero in condotta, Bologna, 13/9/1996

 

 

You must be certain of the Devil

 

Tutto inizia a Bologna il 24 gennaio 1996, quando i carabinieri arrestano Marco Dimitri (33 anni), Piergiorgio Bonora (21 anni) e Gennaro Luongo (28 anni), vertice della setta luciferiana dei Bambini di Satana, nell'ambito di quella che diverrà una maxi-inchiesta su satanismo e "pedofilia", un 7 aprile degli sporcaccioni. Le imputazioni: "ratto a fine di libidine e violenza carnale".

Ad "inchiodare" Dimitri & Co. è la testimonianza dell'ex-fidanzata di Luongo, una sedicenne indicata dai giornali e dalla TV col nome fittizio di "Simonetta". Simonetta accusa Luongo e il resto della setta di averla narcotizzata e stuprata durante una messa nera. Negli USA, dove hanno una sigla per qualsiasi cosa, lo chiamano SRA, Satanic Ritual Abuse.

 

La sedicenne, superando l'imbarazzo e le comprensibili titubanze, ha collaborato con la magistratura raccontando di aver forzatamente bevuto una micidiale pozione che le aveva tolto qualsiasi capacità di difesa [...] le indagini dei carabinieri hanno dimostrato che si trattava di una miscela di acqua e cloroformio [...] Sostiene di essersi svegliata da un sonno strano e di essersi sentita intorpidita, con le mutandine macchiate e le claze spostate. Ma in un caso dice che la presunta violenza sarebbe avvenuta nella sede dei "Bambini di Satana", nell'altro la pone a Villa Spalleggiari.

- Roberto Canditi, "La messa è finita, andate in galera", Il Resto del Carlino, 24/1/1996

 

La ricostruzione di "Simonetta" è lacunosa e priva di riscontri oggettivi. In realtà i CC non hanno "dimostrato" alcunché riguardo alla presunta "micidiale pozione", della quale non esistono tracce né è stato rinvenuto il recipiente. Ciononostante, e malgrado la decisa professione d'innocenza da parte degli indagati, questi ultimi vengono immediatamente ritenuti colpevoli dalla cosiddetta "opinione pubblica", istigata dal più letto quotidiano locale (Il Resto del Carlino, foglio destrorso e house organ dell'Arma dei Carabinieri).

Nei giorni successivi gli avvocati difensori affermano che la ragazza è stata condizionata dalla famiglia, ostile alla sua relazione con Luongo, e che due mesi prima ha addirittura tentato di ritrattare, telefonando ai CC per dire che si è inventata tutto "e minacciando che avrebbe raccontato tutta la verità al Resto del Carlino".

Carlino che, nel frattempo, inizia a sparare con l'artiglieria: l'1/2/96 Canditi scrive di alcuni "floppy disc" (sic) contenenti

 

i nomi di cinquanta minorenni: alcuni hanno solo dodici anni [...] Più che satanisti erano dunque pervertiti sessuali [...] E' possibile che molti minorenni siano stati usati anche anche nei "sacrifici", ma la circostanza è tutta da chiarire [...] Film pornografici con bambini in atteggiamenti erotici, schede d'iscrizione di un gran numero di neofiti minorenni.

 

Dei dischetti si scoprirà che contengono videogames Amiga incompatibili col Macintosh di Dimitri; riguardo agli iscritti minorenni e al loro "uso" nei "sacrifici", Dimitri preciserà più volte che i "riti sessuali" consistevano in rapporti tra "iniziati" maggiorenni e consenzienti: i minori di 18 anni potevano solo "'frequentare la sede di via Riva Reno, comprare le felpe e gli altri gadgets creati appositamente dalla Bambini di Satana Srl.".

Il 4/2/96 il Carlino titola: "Tra gli adepti un noto pedofilo", e la cronista Nicoletta Rossi scrive: "fra gli adepti della setta anche William Andraghetti, già coinvolto nell'inchiesta sui pedofili". Non viene citata alcuna fonte per questa "rivelazione", che tira in ballo un personaggio già massacrato nel 1987 da un'inchiesta gonfiata e da una violentissima campagna di stampa (cfr. cap.4), e che non farà più capolino negli articoli sulla vicenda - una delle tante cose buttate lì dal Carlino nei primi giorni dell'affaire.

 

Egregio sig. Luther e spett.le redazione di Zero in condotta, ho letto con molto interesse l'articolo riportato nel vostro ultimo numero "I Carlini di Satana, ovvero: un anno di Canditi allo zolfo". Sono il pedofilo Andraghetti William e, visto che nell'articolo vengo menzionato, ho pensato di scrivervi per chiarire alcune cose. Innanzitutto vorrei complimentarmi con il signor Luther in quanto mi è capitato raramente di leggere un articolo così obbiettivo ed equilibrato su un tema, il satanismo, che fa storcere il naso e gridare allo scandalo qualsiasi giornalista (Canditi compreso). Penso che oggigiorno le categorie di persone più bistrattate dai mezzi di informazione siano due: i satanisti e i pedofili. Se poi un satanista viene creduto un pedofilo (come nel caso di Dimitri) o, viceversa, un pedofilo viene creduto un satanista (come nel mio caso), allora l'orgia giornalistica si scatena in tutta la sua virulenza, confondendo realtà e fantasia pur di vendere e creare sensazionalismo.

Nell'articolo di Nicoletta Rossi apparso il 4 febbraio scorso ("Fra gli adepti un noto pedofilo") non c'è nulla di verosimile! Io conoscevo Dimitri ma non ero iscritto ai Bambini di Satana n partecipavo ai loro riti [...] Dimitri lo conoscevo fin dal 1985 quando, ancora giovane, frequentava con me un centro esoterico. Poi, quando sono stato arrestato nel 1987 con le accuse di violenza carnale sui minori, le nostre strade si sono divise. Una volta terminata la pena nel 1993, fu lui che mi telefonò desideroso di scambiare quattro chiacchiere in memoria dei vecchi tempi; mi diede l'appuntamento nel suo ufficio dove già operava come leader dei Bambini di Satana. Mi chiese, è vero, di entrare nella setta ma io non mi considero un satanista e rifiutai. Ci vedemmo solo un paio di volte ancora: l'ultima che parlai con Dimitri fu nell'agosto del '94; in quell'occasione mi comunicò che aveva intenzione di attivare una linea 144 dedicata al satanismo. L'ultima volta che lo chiamai al telefono fu nel gennaio del '95 lasciando un messaggio nella sua segreteria telefonica, ma non richiamò.

Quando seppi dell'arresto e delle accuse di violenza carnale su una minorenne mi venne quasi da ridere in quanto sapevo benissimo che Dimitri era un omosessuale e che non gliene fregava nulla delle donne né tantomeno le avrebbe violentate; Dimitri non è un tipo violento (e pochi sanno che è vegetariano). Né ho dato credito alla storia del bambino di tre anni che avrebbe subito abusi: a Dimitri non interessano i bambini. Penso che Dimitri sia stato arrestato per eliminare da Bologna una setta di satanisti scomoda e che, nella bigotta e provinciale città, creava troppo scandalo. L'unico modo per far chiudere la sede dei Bambini di Satana era quello di arrestare il capo [...] Ho sempre sostenuto nel mio libro "Diario di un pedofilo" che per chi è diverso la giustizia non potrà mai esistere, e le mie vicende processuali mi hanno dato ragione: condannto per violenze carnali mai avvenute e costretto a subire una ignobile persecuzione a mezzo stampa (la stessa persecuzione che sta subendo ora Dimitri); tutto ciò mi fa concludere che per alcune categorie di imputati, ieri la "banda dei pedofili" e oggi la "banda dei satanisti", non ci sarà mai vera giustizia e nessuna tutela. A Canditi (e ai suoi accoliti) vorrei dire che è facile gridare al mostro, al violentatore e fingersi indignati per questi avvenimenti. Più difficile è invece cercare la verità e rispettare le persone che sono ancora in attesa di giudizio (o di essere rinviate a giudizio) e, prima di lanciare anatemi, ci si dovrebbe fare tutti un esamino di coscienza pensando che fino a condanna definitiva l'imputato DEVE essere considerato innocente [...]

A Dimitri, nel caso leggesse questa lettera, faccio i miei migliori saluti e l'augurio che la sua vicenda si concluda al meglio e sono convinto che le accuse mosse da Lucia Musti sono del tutto infondate. Un grosso saluto alla redazione di Zero in condotta e a Luther Blissett [...] Un diverso qualunque.

- W. Andraghetti, "La lettera di un mostro", Zero in condotta, Bologna, 11/10/1996

 

I legali degli imputati iniziano a farsi sentire, denunciano "[la mancanza di] parità tra accusa e difesa. Il Gip ha acquisito nuovi atti e li ha posti a fondamento della sua decisione di non scarcerare i Bambini di Satana, di questi atti noi non eravamo a conoscenza e quindi non abbiamo potuto controbattere". Gli avvocati si appellano contro la decisione del Gip di confermare la carcerazione degli imputati. Il 12 febbraio il Tribunale del Riesame decide la scarcerazione.

Il 15/2/96 il Carlino titola: "Dimitri è libero e io mi uccido". Secondo il cronista Biagio Marsiglia, "Simonetta" ha cercato di suicidarsi buttandosi da un ponte di Casalecchio di Reno ed è stata salvata da un eroico camionista rumeno. Marsiglia, lirico e incurante di ogni presunzione d'innocenza, commenta:

 

Adesso vivrà protetta, la sedicenne. Qualcuno le starà vicino. La seguirà passo passo e cercherà di farle scordare quei riti strani dedicati a Satana che in una notte di Novembre l'hanno segnata per sempre.

 

Qualcuno inizia a sospettare che si tratti di una montatura, e che nell'inchiesta - affidata al Sostituto Procuratore Lucia Musti, personaggio assetato di protagonismo e luci della ribalta - operi la longa manus della Curia, capeggiata dal tristemente noto Cardinale Giacomo Biffi, le cui pressioni sono mascherate da "consulenze" del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette). Il GRIS si definisce "gruppo non confessionale", ma la sua sede è in via del Monte, guardacaso proprio nel palazzo della Curia.

Dimitri è un capro espiatorio, forze oscure sono al lavoro per incastrarlo fin dall'estate '95. Tra poco, grazie allo zelo del GRIS e di alcuni esorcisti (avete letto bene), sui BdS si rovescieranno nuovi capi d'imputazione (in primis un SRA "pedofilo" ai danni di "Federico", un bimbo di due anni e mezzo), e le testimonianze di "Simonetta" si arricchiranno di dettagli sempre più grotteschi e inverosimili, probabilmente suggeriti dagli inquirenti e dagli articoli visionari del "Carlino".

Tornando al tentativo di suicidio, un anno dopo la stessa Musti, in un'intervista a La Repubblica-Bologna del 12/2/97, lo definirà "un'invenzione... probabilmente dovuta al solito desiderio di mettersi in mostra... è il modo [di "Simonetta"] di cercare affetto richiamando attenzione su di sé".

La storia di "Federico" affiora invece il 22 febbraio 1996. SulCarlino, Canditi menziona "un bimbo di tre anni"

 

trascinato in una messa nera nel corso della quale lo avrebbero fatto stendere in una piccola cassa da morto o in una tomba nella quale c'era un teschio. Realtà o immaginazione? La storia ha assunto contorni inquietanti perché la persona alla quale il minore era stato affidato gravita nell'orbita dei Bambini di Satana.

 

Nei giorni successivi si viene a sapere che i genitori, "persone particolarmente attente, che scelgono con attenzione i programmi televisivi da fargli vedere", hanno portato "Federico" da un prete il quale, a detta di Canditi,

 

gli avrebbe impartito una robusta benedizione cercando di "corazzare" quella giovanissima anima contro gli attacchi del Maligno.

 

Chi traumatizza chi?

Esattamente un anno dopo, in sede di processo, verrà fuori che questo prete, tal padre Clemente, ha raccontato alla madre di "Federico" storie di abusi rituali satanici e stabilito per primo un collegamento con la vicenda di "Simonetta", su cui lui stesso ed il GRIS si stanno muovendo da mesi. Infatti, anche "Simonetta" è stata più volte esorcizzata da padre Clemente e da padre François Dermine (sacerdote canadese della Diocesi di Ancona), e la sua famiglia si è rivolta direttamente al GRIS, che ha procurato alla ragazza una psicologa.

I genitori di "Federico" iniziano a fare pressioni sul bimbo e a mostrargli gli articoli delCarlino con le foto di Dimitri e Bonora, chiedendogli se sono loro i "dadi cattivi". Oltre a questo, gli fanno ricostruire la scena del presunto rito usando omini della Lego, procedura da tempo rivelatasi scorretta. E' possibile che la madre (psicologa) sia a conoscenza della pubblicistica americana sui bimbi "sopravvissuti" ad abusi rituali satanici; di certo ignora che, a partire dalla disintegrazione della montatura McMartin, la fondatezza di tale pubblicistica - e delle testimonianze su cui si basava - è stata da tempo messa in dubbio, decostruita e demistificata (cfr.cap.3).

Il 25 febbraio Canditi informa i suoi lettori che le indagini svolte dai carabinieri di Medicina [...] hanno dimostrato che il bimbo di tre anni dice la verità quando racconta di essere stato infilato in una bara o in una tomba.

 

A detta di Canditi, gli stessi CC che avrebbero trovato del cloroformio in una tazzina inesistente (roba da party di non-compleanno del Cappellano Matto!), si sarebbero anche sostituiti ai giudici e ai periti dimostrando la verità di un "racconto" di cui nemmeno al processo si riuscirà a stabilire con certezza da quali bocche sia uscito!

In sede di processo si scoprirà che questi tanto decantati Carabinieri di Medicina si sono rivolti a "consulenti" invero bizzarri, vale a dire esorcisti e demonologi appartenenti o comunque collegati al GRIS, su tutti un certo padre Francesco, "esperto di messe nere" della parrocchia di S. Lucia, Firenze (dalla deposizione del Maresciallo Cabras, del 19, 20 e 21 febbraio 1996). La frase di Canditi andrebbe dunque riformulata: "i carabinieri hanno appurato che le parole messe in bocca al bimbo di tre anni corrispondono alle fantasie paranoidi di una cricca di neo-inquisitori".

Ad ogni modo, la vicenda di "Federico" non è ancora considerata il "secondo troncone" dell'inchiesta sui BdS. Lo stesso Canditi, nell'articolo appena citato, scrive:

 

questo passaggio dell'inchiesta sulle messe nere non riguarda Marco Dimitri [...] lui con questa vigliaccata non c'entra.

 

Pian piano, si viene a sapere che "la persona alla quale il minore era stato affidato" sarebbe la cugina quattordicenne che gli faceva da baby-sitter.

L'1 marzo Canditi scrive:

 

per i carabinieri e la psicologa [il rito] non sarebbe frutto della fantasia. Motivo: un bambino di quella età non è in grado di inventare scene particolari, riconoscere a prima vista persone e descrivere con precisione riti occulti: a meno che non vi abbia partecipato.

 

Alla luce di quanto successo negli USA, si tratta di un'affermazione demenziale.

Di male in peggio: nei giorni successivi il Carlino insiste su questa linea, usando a sproposito la parola "perizia" (in realtà "Federico" non è mai stato sottoposto ad una vera e propria perizia) e ribadendo che "...il fanciullo descrive [...] scene che non può aver sognato né inventato, visto che sono perfettamente aderenti alla realtà", cosa che Canditi non può certo sapere, a meno che non si trovasse fisicamente sul posto. Nel frattempo, "Simonetta" cambia più volte la data del presunto stupro rituale. Il 4 marzo il solito Canditi regala ai lettori altre "perle" di giornalismo obiettivo e garantista:

 

Dimitri sembra Calimero, tanto piccolo e tanto nero. Si taglia i polsi in galera e ingoia flaconi di tranquillanti per attirare su di sé l'attenzione. L'unica cosa che non fa (almeno non risulta), è ricorrere al suo Satana per essere difeso da magistrati "persecutori" e giornalisti cinici e senza cuore [...] Un mondo demoniaco formato più da sporcaccioni che da adoratori del Signore delle Tenebre.

 

Passano tre mesi, durante i quali "la rete si stringe". Il 9 giugno Dimitri, Bonora e Luongo vengono arrestati per la seconda volta. Le accuse: "concorso in vilipendio di cadavere, ratto di minore a fini di libidine e violazione di sepolcro". "Federico", scrive il Carlino,

 

non sarebbe l'unico bambino 'immolato' sull'altare dei Bambini di Satana". [Il rito sarebbe avvenuto] alla presenza di 20 o 30 persone [...] una volta all'interno di un'ala di Villa Ghigi... e in un rudere di armarolo a Budrio [...] [con] lo scheletro di una donna che durante la messa nera è stata chiamata ''Margherita'. [al momento dell'arresto Bonora,] vicino a un'iguana che ha sostituito nel cuore dei satanisti la tarantola sequestrata nel gennaio scorso, si stava bucando la pelle per mettersi addosso un altro anellino.

 

Stavolta la custodia cautelare si rivelerà lunghissima, sfibrante, interminabile.

Carlino, 10/6: sotto il titolo "La mia battaglia con Satana", un'intervista di Biagio Marsiglia a Lucia Musti. Ecco l'incipit:

 

Gli occhi del Diavolo. Si addormenta scacciandoli, si sveglia sfidandoli. Se li sente addosso tutto il giorno, ma non li teme. Perché lei li combatte [...] Agli occhi del Maligno oppone i suoi, quelli di una donna con la toga addosso [..] Oggi andrà in carcere assieme al gip Grazia Nart per l'interrogatorio di rito. Due donne contro gli occhi del Diavolo.

 

Incommentabile. Nell'intervista, Musti paragona la propria inchiesta a quella sulla Uno bianca:

 

quest'inchiesta è per certi versi più difficile di quella sui fratelli Savi, più delicata di quella contro la 'Quinta mafia'. Là c'erano dei delinquenti, degli assassini...ma qui stiamo scoprendo cose altrettanto orrende. [...] la criminalità dei satanisti non è troppo differente da quella mafiosa.

 

Terminata l'intervista Marsiglia, con un certo undestatement, sgancia la bomba: "[testimonia contro Dimitri] anche la ragazzina di 16 anni che nel gennaio scorso ha dato inizio all'inchiesta. Sarebbe stata proprio lei... sotto gli effetti di intrugli alcolici e di psicofarmaci, a tenere per i piedini il bambino portato dalla cuginetta baby sitter all'incontro con il Maligno". La "povera vittima" cloroformizzata ha cambiato status, ora è a tutti gli effetti una "pentita".

Il giorno dopo Nicoletta Rossi da' maggiori dettagli: "Simonetta", da "semplice curiosa e vittima di uno stupro di gruppo", si è rivelata "una che studiava per diventare sacerdotessa di Satana". Rossi conferma inoltre che i genitori del bimbo, "prima ancora di ricollegarlo alla presunta esperienza con Dimitri", hanno portato "per 2 volte" il figlio da un esorcista, perché "sembrava indemoniato".

 

 

The harder they come

 

Solo a luglio Luther Blissett inizia ad interessarsi della vicenda. Credo di dover spiegare i motivi di questa lentezza di riflessi.

A Bologna lo pseudonimo collettivo transnazionale "Luther Blissett" è adottato da un cospicuo numero di persone provenienti dall'underground "controculturale" e/o dall'estrema sinistra (centri sociali, radio di movimento etc.). Il Resto del Carlino è stato più volte preso di mira da LB, con beffe mediatiche che svelavano il razzismo, il sessismo e la pochezza deontologica dei suoi cronisti, beffe spesso rivendicate sulle pagine delle testate concorrenti.

Nonostante la nostra attenzione per la cronaca locale, all'inizio sottovalutiamo la portata della montatura contro Dimitri, che consideriamo nulla più che un mentecatto, un parente metallaro di Otelma e del Mago di Arcella. E' un nostro conoscente, amico di Piergiorgio Bonora, a sollecitarci perché ci occupiamo del caso. Iniziamo a raccogliere informazioni, e capiamo un po' di cose.

Dimitri ha fondato la Bambini di Satana Corporation sperando di fare un po' di soldi vendendo gadgets, T-shirts e "consulenze esoteriche", ma è rimasto vittima delle proprie strategie promozionali (apparizioni in talk-shows televisivi, riti satanici "posati" per stampa e TV etc.) proprio nel momento in cui una lobby clericale aveva bisogno di unfolk devil da gettare in pasto alle folle inferocite.

Dimitri e Bonora hanno inoltre la duplice sfortuna di essere una coppia gay, il che aggiunge motivazioni ai loro persecutori, ma di non essere "politically correct", cosicché le organizzazioni omosessuali non vogliono "sporcarsi le mani" difendendoli. Quanto a Luongo, la sua sfiga è di essersi messo con una gelataia minorenne neurolabile che gli ha mentito dicendogli di avere diciotto anni; la madre di lei ha fatto di tutto per sabotare la relazione, finché lui non si è stancato e vi ha posto fine. Per vendicarsi, "Simonetta" ha inventato la storia del cloroformio e dello stupro rituale. Proprio come la caccia alle streghe di Salem, il 7 aprile degli sporcaccioni è iniziato col rancore di una Abigail sedotta e abbandonata, rancore prontamente incanalato e strumentalizzato da preti, pennivendoli e magistrati arrivisti. Impresa facilissima, nel clima di panico e di sospetto irrazionale seguito all'arresto di Marc Dutroux, il "mostro di Marcinelle".

In seguito, il malessere psicologico di un bimbo di 2 anni è stato frainteso dai genitori "ferventi cattolici", che si sono rivolti prima a padre Clemente e poi direttamente al GRIS. Immediatamente è scattato il collegamento col caso di "Simonetta". Quest'ultima - scopriremo poi - ha appreso di "Federico" dalle labbra degli inquirenti e del PM, dapprima ha detto di non saperne nulla ma poi, folgorata sulla via di Salem, ha confessato la propria partecipazione al presunto rito sessuale.

Nei mesi successivi, "Simonetta" vomiterà un fiume in piena di particolari sempre meno credibili, tra cui gli omicidi rituali di un immigrato africano, ucciso a coltellate, e di un bimbo rom (inutile dire che gli inquirenti non troveranno mai nessun cadavere), e coinvolgerà gente a casaccio tra cui la madre della cugina baby-sitter di "Federico" (che verrà prosciolta nell'udienza preliminare del 28 ottobre) e, più tardi, il marchese Ippolito Bevilacqua Ariosti.

 

Sono Ippolito Bevilacqua Ariosti, ho 50 anni, mi occupo di agricoltura e di immobili. Sono cattolico praticante. Una ragazzina mai conosciuta mi accusa di aver violentato minorenni, distribuito droghe, e partecipato a riti satanici con un certo Marco Dimtri che ho visto soltanto in tivù [...] La ragazzina dice anche che abbiamo fatto sacrifici umani uccidendo con 21 coltellate un extracomunitario nei sotterranei della mia dimora di campagna, Palazzo dei Rossi. L'ho appreso l'altro giorno, leggendo il Resto del Carlino che mi indica come indagato per omicidio. Un falso [...] quando sul Carlino ho letto che sono indagato sulla base di quelle affermazioni ignobili, sono rimasto sbalordito... Penso di avere il diritto che la stampa informi senza infangare e che la giustizia indaghi verificando i fatti e senza consentire assurde calunnie.

- Paola Cascella, "L'ira del marchese: 'Non sono satanista'", La Repubblica-Bologna, 24/1/1997

 

Tornando a noi, decidiamo di muoverci. Come? Luther Blissett non crede alla classica, inefficace "controinformazione" (il cercare di "ristabilire la verità"). Al contrario, vuole spingere le cose al limite, dove del tutto naturalmente esse si capovolgeranno e sfasceranno. Bisogna andare più lontano nel sistema della simulazione, spiazzare ed esagerare la paranoia, portare il loro gioco (la "disinformazione") fino all'estremo paradosso, passare ai bounty-killers mediatici informazioni stupide o sbagliate (notizie di assurde cospirazioni, depistaggi, indizi intollerabilmente ambigui...). Fare della logica propria del sistema l'arma assoluta. Omeopatia mediatica : superare l'intossicazione (panico morale) aumentando la dose di veleno (psicosi del complotto) può renderci immuni e rivelare l'intima assurdità dei loro teoremi.

Così, parallelamente ad una contro-rassegna stampa e ad un'old-fashioned "campagna di solidarietà" a livello cittadino, pianifichiamo una serie di beffe, a livello locale e nazionale, a breve e a lungo termine, da rivendicare o meno. In un rapido giro di consultazioni, veniamo a sapere che nostri omonimi di Viterbo, partendo da tutt'altri presupposti, hanno avuto più o meno la stessa idea, e già dal febbraio '96 vanno spacciando alla stampa locale (soprattutto al "Corriere di Viterbo") notizie demenziali su messe nere et similia. Hanno addirittura inventato una sorta di gruppo clandestino anti-satanico, il Comitato per la Salvaguardia della Morale (CoSaMo), a nome del quale fanno "soffiate" ai giornali sulla presenza del Maligno nelle campagne della Tuscia, informazioni che finiscono regolarmente in prima pagina senza essere verificate! E' il preludio ad una super-beffa che avrà ripercussioni in tutta Italia, e che sarà rivendicata con clamore solo nel marzo '97 (cfr. Appendice 2). Ci uniamo ai fratelli e alle sorelle viterbesi, e iniziamo la nostra cura omeopatica.

Poiché siamo collaboratori di Zero in Condotta, quindicinale bolognese diretto da Valerio Monteventi (consigliere comunale eletto come indipendente nella lista di Rifondazione, ex-verde, ex-settantasettino, ultra-garantista), è su quelle pagine che annunciamo la prima azione.

 

[...] Ho trovato per caso un teschio umano e delle ossa (roba vecchissima, proveniente da qualche laboratorio universitario o da un teatro off). Le ho chiuse in un vecchio zainetto che ho poi depositato nel bagagliaio della stazione F.S. di Bologna, accludendo questo comunicato: "Bagagliaio della stazione. Reperto: teschio e ossa umane trafugati durante il famoso rito prima del loro arrivo. doveva essere usato per il bambino. più cose tra l'appennino e la bassa di quante ne contengano le tue cronache. c'è anche una pista viterbese. con la presente avvisiamo il pubblico della nostra presenza in città. 'E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli' (Apocalisse, 20, 10). Firmato: CoSaMo"

e un articolo dal "Corriere di Viterbo" del 14/5/1996, di cui riproduco titolo, sottotitolo e catenaccio: "Dopo il ritrovamento di una 'fattura a morte' nella pineta di Valle Spina, si fa vivo un sedicente Comitato per la Salvaguardia della Morale / CACCIATORI DI 'SATANISTI' / 'Siamo quasi riusciti a catturare un gruppo di adoratori dell'occulto che stavano praticando il rito della morte maligna' - Nel centro cittadino sono ricomparsi il numero 666, che designa la 'Bestia dell'Apocalisse', e la svastica"... (Da mesi Luther Blissett spaccia alla stampa viterbese notizie su un revival satanico del tutto immaginario, dissemina residui di cerimonie bislacche, inventa ex novo movimenti d'opinione, e i giornali pubblicano tutto ciò SENZA ALCUNA VERIFICA!). Ho poi spedito lo scontrino al Carlino, alla cortese attenzione del cronista più criminalizzatore, accompagnato da un messaggio scritto coi titoli di giornale: "Ritira la borsa alla stazione. Riguarda i bambini di Satana. Importante". Mentre scrivo non so se il cronista ha ritirato il collo e se la burla ha avuto un suo culmine (la cosiddetta "punch-line")... Non è poi così importante. Ma se tutti decidessero di rompere il cazzo ai bounty-killers, se la stampa fosse contattata da un esercito di risoluti mitomani, tutta la speculazione sul "satanismo" finirebbe in burletta, qualunque cosa perderebbe credibilità, e gli spacciatori di indignazione verrebbero ridicolizzati una volta per tutte. Orsù, muovetevi: non è possibile tutto questo silenzio!

- L. Blissett, "Un teschio per il Carlino", Zero in Condotta n.19, Bologna, 12/7/1996, p.23

 

Qualcuno si sorprende: "Ma perché l'avete annunciata prima? Adesso quelli del Carlino lo verranno a sapere e non ci cascheranno!".

Da Il Resto del Carlino - Bologna, sabato 3 agosto 1996, richiamo in prima pagina + articolone all'interno:

 

Entrano in scena i "cacciatori di Satana"

Un misterioso comitato fa ritrovare al Carlino un teschio, ossa e lettere.

Il lugubre fardello era sistemato in uno zainetto. Si tratta di resti sottratti alla setta di Marco Dimitri?

servizio di Biagio Marsiglia

 

[...] un gruppo misterioso nemico giurato degli adepti del maligno, una specie di squadra di 'cacciatori di Satana'. Il loro grido di battaglia è un versetto del libro dell'Apocalisse, una promessa di guerra totale a quelli come Marco Dimitri, Piergiorgio Bonora e Gennaro Luongo, i satanisti di Bologna finiti in manette con l'accusa di violenza carnale su minore [...] dei "cacciatori di Satana", veri o presunti che siano, adesso dovrà occuparsi la magistratura, soprattutto il sostituto procuratore Lucia Musti. Lo stesso pm che ha chiesto l'arresto dei tre giovani appartenenti alla setta dei "Bambini di Satana" che in base a una prima ricostruzione dei fatti avrebbero organizzato e celebrato un rito satanico coinvolgendo un bimbo di appena due anni e mezzo. Lo avrebbero calato in una bara, vicino a uno scheletro e lo avrebbero infine violentato con una matita. Lo stesso rito cui fanno cenno gli autori della lettera anonima che ha messo il "Carlino" sulle tracce del lugubre fardello. La missiva, con l'indirizzo stampato a computer, è stata imbucata a Bologna il tre luglio scorso, subito dopo che qualcuno si era preso la briga di recarsi in stazione, al deposito bagagli, e vi aveva lasciato in custodia lo zainetto. Un'operazione semplice. Basta pagare cinquemila lire, ti rilasciano uno scontrino con relativa contromarca e te ne vai. Qualche volta gli addetti agli stanzoni in cui si ammucchiano valige e pacchettini li aprono e controllano il contenuto, altre volte no. E' chiaro che lo zainetto (che ieri è stato sequestrato dalla procura) non è stato aperto. Ed è rimasto lì per un mese intero, quando, per un motivo o per l'altro, la busta è arrivata a destinazione (al cronista di nera) ed e' stato ritirato. Costo dell'operazione 295mila lire, perché dal secondo giorno di deposito la tariffa passa dalle cinque alle diecimila lire.

Delle azioni di questo misterioso 'comitato per la salvaguardia della morale', che fa cosi' la sua prima apparizione in Emilia Romagna, ci sono tracce a Viterbo [...]

 

 

L'articolo è illustrato da ben due foto - di cui una a colori - del teschio e dello zainetto.

Rivendichiamo la beffa con un comunicato-stampa che si conclude con la frase: "Per una balla che ho inventato io, quante se le è inventate il Carlino?". Si fa viva una giornalista de La Repubblica-Bologna, dice che vorrebbe scrivere un pezzo ma il direttore non vuole. La vicenda è scabrosa e scottante, in città c'è troppa isteria e il gioco dello scontro fra testate ancora non vale la candela nera. L'unico a "coprire" la notizia è un quotidiano non-bolognese, Il giorno. Il 10 agosto, Diego Gabutti scrive:

 

[...] Una storia bellissima, di quelle ai confini della realtà, forti e massicce, da brivido teologico: un cimitero sotto la luna, gli adoratori del diavolo che stanno per sacrificare la loro solita vittima umana, le ossa biancheggianti, il teschio che ghigna e sbatte le mascelle, poi i cacciatori di satanisti all'assalto. Un vero peccato che non sia vera. Meriterebbe d'esserlo, ma niente da fare: la storia è una balla e il "Carlino" se l'è bevuta. Non esistono, ahimè, gli esorcisti clandestini. Tutta la faccenda è una burla di Luther Blissett, il guerrigliero mediatico che da anni sbertuccia giornali e case editrici inventando notizie, imbambolando l'informazione, rispondendo all'insensatezza della cronaca con insensatezze peggiori, colpo su colpo [...] Fossero solo scherzi, si riderebbe e amen. Ma c'è qualcosa d'inquietante nei miraggi messi a fuoco da Luther Blissett. Ogni burla riuscita del guerrigliero massmediatico suggerisce un dubbio radicale sulla natura dell'informazione e della realtà. Potrebbero essere burle, volontarie o involontarie poco importa, tutte quante le notizie che ci scorrono sotto gli occhi, compresa quella che stavolta ha ispirato il burlone reo, confesso e recidivo. Non esistono i "Cacciatori di Satana". Perché dovrebbero esistere i "Bambini di Satana"? [...]

 

Lo stesso giorno alcuni amici di Gennaro Luongo scrivono ai giornali chiedendo gli arresti domiciliari e "chiarezza e celerità su tutta la vicenda". Dimitri, Bonora e Luongo sono duramente provati dal carcere. Il clima è talmente pesante che ci rallegriamo del fatto che La Repubblica faccia precedere l'espressione "violenza carnale" dall'aggettivo "presunta".

Pianifichiamo una "campagna d'autunno", contattiamo Enrico Brizzi e Stefano Benni, discutiamo con Monteventi. A settembre annunciamo una petizione ed uno speciale-BdS su Zero in condotta. Finalmente riusciamo a scuotere la stampa locale (Carlino escluso, ovviamente). Ecco i titoli de l'Unità-Mattina e de La Repubblica-Bologna del 24/9:

 

BAMBINI DI SATANA

"Ecco la controinchiesta"

Luther Blissett sfida la Procura e la stampa. Sul prossimo numero

di "Zero in condotta" uno speciale contro la tendenza a creare mostri

 

UN APPELLO PER DIMITRI:

"LIBERATELO"

Nasce il fronte contro l'inchiesta

 

 

Cominciamo a ricostruire il caso su Zero in condotta, analizziamo la casistica del Satanic Ritual Abuse, ci facciamo spedire libri dagli USA, perlustriamo Internet. Infine passiamo dal particolare al generale, cercando di comprendere i rapporti tra l'onda lunga degli eventi statunitensi e il panico morale che sta scuotendo l'Europa. Decido di scrivere un libro.

Zero in condotta pubblica anche il testo della nostra petizione.

 

Dal 6 giugno scorso Marco Dimitri, Piergiorgio Bonora e Gennaro Luongo (conosciuti come i "Bambini di Satana") sono detenuti al carcere della Dozza con accuse gravissime di plagio e abusi sessuali su minori. Questa prolungata "custodia cautelare" li ha prostrati fisicamente e psicologicamente.

Il 9 agosto gli avvocati di Luongo e Bonora hanno chiesto gli arresti domiciliari per i loro assistiti, ma per la Procura essi sono "socialmente pericolosi", quindi non scarcerabili.

Pochi mesi fa, sempre a Bologna, gli arresti domiciliari sono stati concessi ad alcuni nazisti responsabili di una rivoltante "caccia all'immigrato" per le vie del centro. Il Tribunale del riesame ritiene i "bambini di Satana" più pericolosi degli squadristi?

A dispregio della "presunzione d'innocenza", e benché nel corso dell'inchiesta siano sorti e continuino a sorgere dubbi sull'attendibilità delle testimonianze, per la cosiddetta "opinione pubblica" gli imputati sembrano essere già colpevoli. Una campagna di stampa denigratoria ha sconquassato la città prima ancora degli arresti, preparando il terreno per qualunque scelta repressiva; dopo gli arresti, il tono si è fatto ancora più isterico, e la disinformazione-spettacolo ha superato i livelli di guardia. Agli avvocati della difesa è stato concesso pochissimo spazio, mentre il Pubblico Ministero Lucia Musti ha potuto usare tutti gli organi di informazione come tribune da cui esporre il suo teorema (quello di un "network" nazionale di satanisti pedofili con Bologna come centro) e per annunciare al pubblico l'apertura di nuove "piste": la "pista campana", la "pista ligure", etc. Molti degli articoli pubblicati sul caso erano vera e propria fiction.

La sistematica demonizzazione (mai termine fu più appropriato) prosegue ora a livello nazionale, e coinvolge la musica death metal, i "giochi di ruolo" etc. Si richiede a gran voce la censura. Al mercato dei sentimenti l'"indignazione" sembra essere la merce più richiesta ma, come ha scritto Nietzsche, "nessuno è più un falso di un uomo indignato".

Tutto questo nel silenzio colpevole degli opinion leaders "garantisti", delle organizzazioni per i diritti umani e civili, delle organizzazioni omosessuali (Dimitri e Bonora sono gay dichiarati, e non è difficile vedere all'opera in questa inchiesta l'equazione gay = pedofilo stupratore). Questi imputati non sono "politicamente corretti", sono "brutti, sporchi e cattivi", e quasi nessuno ha voluto sporcarsi le mani con loro.

Noi ci opponiamo a questo clima da caccia alle streghe, e chiediamo:

1. la scarcerazione di Dimitri, Bonora e Luongo;

2. una riconsiderazione globale del caso da parte dei media locali e nazionali: pari opportunità per accusa e difesa, ospitalità alle voci critiche (che si spera siano sempre di più).

 

Luther Blissett Project - Enrico Brizzi (scrittore) - Valerio Monteventi (consigliere comunale PRC) - Libreria Grafton 9

 

Nelle settimane successive iniziamo a registrare reazioni da parte delle persone e dei gruppi da noi chiamati in causa: su L'Espresso del 3/10/96, nel contesto di una pseudo-inchiesta di Enrico Arosio sul "ritorno del satanismo", il portavoce del GRIS Giuseppe Ferrari dichiara: "[...] abbiamo registrato contatti [dei satanisti] con gruppi di autonomi e di anarchici [...]". Benché Luther Blissett non abbia in realtà nulla a che vedere coi citati teatrini militonti e nichilisti, non è difficile decifrare l'allusione. Ad ogni modo, i Taleban del cardinale Biffi non possono ancora impiccarci in piazza... per il momento. Particolare interessante, a detta dello stesso Arosio il GRIS "opera per conto dei vescovi e fa dell'allarme sociale una bandiera".

Sul Carlino-Bologna del 6/10/96, Canditi osserva perplesso che sul caso Dimitri c'è più tensione che sul processo ai rapitori di Aldo Moro. Si tratta di un riferimento comprensibile a pochi intimi, quasi un messaggio cifrato: il paragone coi vari processi Moro suonerebbe ben strano se L.B. non avesse sollevato un polverone sulla vicenda Dimitri, la cui "politicità" non era evidente prima della campagna di controinformazione.

Tanto il GRIS quanto Canditi sembrano allertare - con riferimenti criptici al terrorismo e all'eversione di sinistra - chiunque si azzardi a criticare la nuova Inquisizione. Ma Canditi sa bene che la prima fila dei fomentatori d'odio e degli strateghi della tensione è interamente occupata dai velinari del suo giornale, e dalla stessa Lucia Musti, che rilascia interviste e dichiarazioni allarmistiche un giorno sì e l'altro pure.

 

 

Me e Zanotti a mezzanotte

 

Davide Zanotti da Arcola (La Spezia), metallaro trentenne ex-membro della Bambini di Satana Corporation, è uno dei più strani personaggi "di contorno" del caso Dimitri.

I "trofei" trovati in casa sua (teschi e altre ossa umane fregate in qualche cimitero, più svariate lettere di teenagers sue corrispondenti) bastano a giustificare presso l'opinione pubblica l'esistenza di una "pista ligure". Analogamente, la frequentazione di Dimitri con persone legate a circoli esoterici della Capitale fa parlare di una "pista romana". Infine, i vaneggiamenti di una signora di Pompei ("Nuovi guai per i Bambini di Satana. Messe nere anche nel santuario di Pompei?... Una madre... denuncia che Marco Dimitri... ha catturato il figlio psicolabile facendogli bere un intruglio nero", Canditi,17/6/96) regalano a lettori e telespettatori una "pista campana". Ne risulta un'immaginaria cospirazione a livello nazionale, e una "Operazione Diablo" delle forze dell'ordine atta a stroncarla (e come sempre paga Pantalone).

Torniamo a Zanotti: dopo lo scoppio del caso Dimitri, la Procura della Spezia comincia ad indagare su di lui. L'inchiesta è affidata al PM Alberto Cardino, che sta avendo il suo quarto d'ora di celebrità per le sue indagini sulla "Tangentopoli 2" e sull'amministrazione Necci delle FS. Cardino fa perquisire l'appartamento di Zanotti poi, esagerando, lo mette agli arresti domiciliari.

Le lettere sequestrate a Zanotti sono zeppe di frottole assurde: orge, mutilazioni di animali, profanazioni di cadaveri... Tutto venato di ironia o di nihilismo adolescenziale. Quando ci mettono le mani sopra, molti giornalisti si sentono sfidati a scrivere di peggio: prendono tutto alla lettera, sparano titoli terroristici, intervistano preti, sociologi e demonologi... Un bell'esempio è il servizio di Epoca del 4/10/96 a firma Grazia Casadei, intitolato "Satana, amore mio, ho bisogno di uccidere":

 

[...] centinaia di lettere, che non configurano alcun reato, ma gettano una luce sinistra sui seguaci del Principe delle Tenebre [...] gli adoratori di Belzebù sono quasi sempre donne, anzi ragazze tra i 15 e i 25 anni... sono tutte maniache del "death metal", ovvero il rock della morte. E' proprio su alcune riviste di musica diabolica che hanno letto gli appelli di Zanotti. Leggiamo il testo di una delle sue inserzioni: "Vorrei corrispondere con girls dell'inferno, affinché possano attraversare le porte oscure e scendere oltre il confine del male..." [...] Una sedicenne è cotta, per lei "Dave" (cioè Zanotti) è "grandioso, una bestia devastante degna di adorazione". A Pamela, di Domodossola, il cuore batte forte forte: "Non ti conosco di persona", scrive a Davide, "ma sento di provare qualcosa per te. Forse sarà che abbiamo lo stesso colore dell'anima, il nero... Mi dispiace un casino che non ci possiamo incontrare, ci tenevo". Per Rossana, di Lecco, Zanotti è un "principe". Ci mette tutta sé stessa, Rossana, nelle lettere dedicate al suo Dave. Sette pagine, rigorosamente nere con inchiostro bianco e intarsi di raso viola [...] Sulla busta aleggiano il demonio e creature infernali disegnate con precisione maniacale. Nel testo tutte le "T" sono rovesciate, proprio come la croce satanica [...] Grondano odio le ragazze dell'inferno. Contro tutto, Santa Romana Chiesa in testa. Sempre Pamela, quella di Domodossola, gocce del suo sangue sparse qua e là sulle quattro facciate della lettera: "Odio, il mio odio è incontrollabile. Odio tutti, ma soprattutto me stessa. Odio i preti, le suore. Ora sulla mia fronte c'è incisa una stupenda croce rovesciata. A Dave the best, tu sei l'unico che mi può capire [...] Semplici sfoghi di menti malate? Esplosioni di innocuo delirio? Mica tanto. Sentite cosa arriva a dire Zanotti a un'amica che fa la baby-sitter: "Devi avere un'abominevole quantità di pazienza a sopportare i marmocchi, io non resisterei un minuto. Prenderei un'enorme ascia e comincerei ad usarla contro le loro piccole e fragili teste". Per fortuna la baby sitter non gli ha dato retta. Ma mettetevi nei panni di quei genitori [...] "Per puro divertimento... ho accecato alcuni fagiani..." [...] Dalle lettere salta fuori la storia del teschio in dono. Lo desidera ardentemente Paola, romana, indagata dalla procura di La Spezia per ricettazione. Chiede a Dave di procurargliene uno. Sogno esaudito. All'arrivo del pacco regalo, il 18 gennaio 1996, lei non sta nella pelle dalla felicità: "Ave, essere degli inferi, ho ricevuto il teschio, è davvero grazioso". E poi il battesimo del cranio: "Dopo aver notato che gli erano rimasti solo i denti canini, l'ho chiamato Vladimiro. Grazie davvero!" [...] Spacconate, si dirà. Però intanto una dodicenne di Domodossolo racconta a Zanotti di essere stata posseduta da ben 23 uomini durante una sola notte. Dove? Sul mamrmo di un altare consacrato al demonio, sporco di sangue, piume di galline e cera di candele nere. Il testo agli atti dell'inchiesta, è sotto chiave nel cassetto di Cardino, accanto ai dossier di Tangentopoli bis [...]

 

Le trascrizioni delle telefonate di Necci sono divertenti, ma il teschio Vladimiro è più simpatico.

 

 

A change is gonna come

 

E' evidente che Lucia Musti, parlando di "omertà mafiosa" e accennando ripetutamente a "minacce di morte" e tentativi di "inquinare le prove", intende dare l'idea di una Bologna sotto assedio, alla mercé di satanisti in clandestinità pronti a sabotare la sua inchiesta. Questo affinché i media la rappresentino come una prode Giovanna d'Arco. Ma il giochetto non può riuscirle per sempre.

Una curiosità: uno degli imputati minori è Cristina Bagnolini (in arte Maddalena Stradivari, la "strega dei Castelli"), la cui partecipazione ad alcuni riti dei BdS ha fatto pensare ad una "pista romana". Cristina confessa in lacrime di non essere mai stata satanista e di essersi inventata una setta (e dei riti per propiziare il Demonio) al solo scopo di farsi pubblicità. Difatti, è riuscita ad apparire al Maurizio Costanzo Show: chi avrà il coraggio di biasimare lei anziché il coglione che l'ha ospitata?

Bene, la stampa bolognese da' ampio risalto ad una (presunta) aggressione subita da Musti ad opera del fidanzato di Cristina, lucidamente descritto dal Carlino del 18/9 come "un 'indemoniato' romano". Anche stavolta Giovanna d'Arco ottiene ciò che vuole; il pezzo (non firmato) del Carlino si conclude infatti così:

 

L'episodio dimostra una volta di più quanto sia efficace l'inchiesta condotta dalla dottoressa Musti che sta scardinando dalle fondamenta l'intera organizzazione bolognese.

 

E' invece ovvio che quest'episodio, che sia avvenuto o meno, non "dimostra" un bel niente, se non il fatto che c'è chi ritiene la nostra vice-procuratora un personaggio odioso e insopportabile. E' probabile che qualcuno lo pensasse anche di Torquemada, ma da ciò non si può concludere che l'Inquisizione fosse nel giusto.

Il 10/10 la stampa da' notizia della richiesta di rinvio a giudizio (rinviata per mesi ben oltre il tollerabile, con gli imputati "dimenticati" alla Dozza come cani chiusi in un'auto al sole) e dell'apertura di un nuovo filone d'indagini sui presunti sacrifici umani.

 

RITI DEMONIACI. INDAGINI E RISERBO.

Con le richieste di rinvio a giudizio si è chiusa l'inchiesta sul gruppo di satanisti accusati di avere violentato un bambino durante un rito, coinvolto ragazzine minorenni e dissotterrato cadaveri. Un'indagine difficile, che ha suscitato grande allarme sociale insieme a numerose perplessita'. Interrogativi che si ripropongono dopo la lettura delle richieste del pm.

Gli imputati sono infatti accusati di riti satanici avvenuti in luoghi che gli inquirenti confessano di non essere riusciti a individuare, con l'uso di sostanze stupefacenti non individuate, dove si fa riferimento a tombe violate e sottrazione di cadaveri in luogo imprecisato'.

Solo la lettura degli atti consentirà una valutazione complessiva dell'inchiesta e spetterà ora al Gip decidere se processare Marco Dimitri e compagnia satanica. Ma un'osservazione si può fare fin d'ora.

Insieme alla richiesta di rinvio a giudizio giunge la notizia che la Procura sta continuando a indagare sulla possibilità che durante i riti satanici siano stati consumati sacrifici umani. Dato che non risulta siano stati trovati cadaveri, né esistono sospetti che tra gli scomparsi vi siano vittime di satanisti, sarebbe forse opportuno che i giudici indagassero in silenzio evitando di diffondere notizie tanto allarmanti quanto inverosimili in assenza di giudizi significativi".

- a.bz., La Repubblica-Bologna, 1/10/96

 

La Repubblica prende questa posizione proprio mentre la Procura inizia a dare segni di crescente nervosismo: lo stesso giorno su L'Unità-Mattina - forse il giornale locale più cool e garantista - il Procuratore capo Ennio Fortuna si rivolge direttamente (senza nominarlo) a Luther Blissett dichiarando:

 

Questa inchiesta non intende criminalizzare il dissenso, o perseguire le idee, come qualcuno ha sostenuto, ma procede contro fatti gravi e oggettivi. E i diritti della difesa sono stati garantiti.

 

La lingua batte dove il dente duole.

Il 15/10 Gennaro Luongo viene scarcerato per decorrenza dei termini. Dimitri e Bonora restano alla Dozza in attesa del processo, il cui inizio è fissato per il 13 febbraio.

Il 16/10 La Repubblica intervista "T.U.", madre della baby-sitter nonché sorella della madre di "Federico", accusata di essere iltrait d'union coi satanisti. Secondo l'Accusa, "T.U." frequentava la sede di via Riva Reno per per farsi leggere le carte, e avrebbe venduto a Dimitri la figlia e il nipotino per pagarsi le salatissime parcelle della setta. Uno scenario non credibilissimo...

L'intervista contiene alcune affermazioni interessanti:

 

Sarei pronta a giurare che il mio nipotino non ha mai neppure visto un rito satanico. [Di quali segni si parla?] L'insofferenza per il pannolone? Oppure il rifiuto di alcuni cibi, come la carne? Il bambino ha cominciato ad avere quei problemi mesi prima dell'estate del '95, quando secondo la madre avrebbe subito le violenze dei satanisti. Gli era nata la sorellina, magari la sua era una "normale" forma di regressione, come capita a tanti fratelli maggiori [...] In tutta questa vicenda processuale che apparentemente è nata per la necessità di proteggere i minori, proprio i bambini risultano meno tutelati. Mia figlia è parte lesa, ma nessuno le crede. Quando i suoi amici minorenni confermano di essere stati loro, e non i satanisti, ad incontrarla durante la villeggiatura, vengono accusati di favoreggiamento.

 

Alla domanda: "Le accuse... arrivano prima di tutto da sua sorella. Che interesse avrebbe ad inguaiare voi che siete i suoi familiari?", "T.U." risponde con franchezza: "Non lo so". Neanche il Gip Grazia Nart riesce a farsene un'idea, e l'udienza preliminare del 28/10 si conclude col proscioglimento di "T.U.". Altre decisioni del Gip sono i rinvii a giudizio per Cristina Bagnolini e per un altro imputato "minore", Damiano Berto. L'udienza è saltata a pie' pari da Dimitri, Bonora e Luongo, i cui avvocati hanno presentato un'istanza di rito immediato per arrivare direttamente al processo di febbraio.

La mattina dello stesso giorno, nei pressi di Porta Mascarella, le forze dell'ordine sgomberano una casa occupata dal Teatro Situazionautico "Luther Blissett" et alii, sequestrando agli squatters un copione, un drappo nero e alcuni comunissimi coltelli da cucina. "Ci fate le messe nere con questa roba?", chiedono - ecco un bell'effetto [neanche troppo] collaterale dell'inchiesta.

Nel frattempo le ricostruzioni di "Simonetta" si fanno sempre più lisergiche e sconcertanti: rapporti sessuali con cadaveri, uno spadone e un teschio utilizzati come attrezzi sessuali, rapporti tra satanismo e mafia, "veri capi satanisti" che manovrano nell'ombra (imprenditori, politici, pubblici amministratori...),un'organizzazione che perseguita chi abbandona la setta ("gente cattiva che lancia delle gran maledizioni con dei gran demoni addosso. Impossibile liberarsene"), minori venduti ad una rete internazionale di "pedofili". Sul Carlino del 22 gennaio '97 Canditi commenta:

 

Uno dei canali potrebbe essere Internet. Ma non si è mai saputo esattamente se nei dischetti trovati nella sede della Bambini di Satana esistono davvero le tracce di questo turpe mercato.

 

Al cap.5 il lettore scoprirà quali sono le "fonti" di Canditi sulla "pedofilia" in Internet.

Dalle dichiarazioni di "Simonetta" e dall'eccesso di zelo del GRIS nascono e si ramificano tante storie parallele di cui è impossibile rendere conto in un'opera non ipertestuale. E' molto più importante riportare un articolo un articolo apparso su l'Unità-Mattina del 7/2/97:

 

Processo ai satanisti - Il precedente

La superteste li accusò, furono assolti

 

Dimitri e compagni non sono gli unici ad aver avuto l'"onore" di una denuncia da parte di Simonetta. Nel '94, infatti, la stessa sorte è toccata a dei compagni di scuola, ragazzini di quattordici anni accusati addirittura di estorsione e lesioni personali per alcuni scherzi di carnevale. La querela, sporta ufficialmente dalla madre di Simonetta, è arrivata fino in Tribunale. Ma poi non c'è stato alcun processo perch il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto non fondate le accuse e dopo pochi mesi dal fatto ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale nei confronti dei tre adolescenti. I quali, a loro volta, hanno intrapreso una causa civile con richiesta di risarcimento danni.

L'episodio risale a circa tre anni fa, nel periodo di Carnevale. Alcuni studenti della scuola organizzano una festa. Per partecipare - stando a quanto si è potuto apprendere - a Simonetta, come agli altri, vengono chieste alcune migliaia di lire. Lei si lamenta, gli amici insistono, nasce una discussione accesa. Alla prima occasione, forse per ripicca, la ragazza viene "schiumata" abbondantemente. Un gioco, una goliardata. Ma lei non la pensa così, e insieme alla madre sporge denuncia nei confronti degli "amici", descritti addirittura "con una mentalità da associazione a delinquere" tanto da mettere in atto un'estorsione. E lamenta lesioni agli occhi per colpa della schiuma. Ma il giudice non trova traccia di nessuno di questi reati.

 

Negli stessi giorni, "Simonetta" dice di essere stata aggredita a pugni e schiaffi da uno sconosciuto sceso da un'auto di grossa cilindrata mentre lei telefonava alla sua psicologa da una cabina, "un pestaggio in nome di Satana".

L'11 febbraio, dopo oltre nove mesi di carcerazione preventiva, finalmente Dimitri ha l'occasione di dire la sua in un'intervista a La Repubblica.:

 

Sono solo. Non ho nessuno, né genitori, né parenti. Per favore, qualcuno mi dia una mano [...] Soffro di attacchi d'ansia, mi curano col Tavor e il Prozac [...] Sono io il vero violentato [...] Le pare che io possa... uccidere a colpi d'ascia povere vittime fra le pareti di un condominio in via Riva Reno? [...] Alla base di tutto c'è la chiesa che vuole distruggere le sette sataniche. Il Gris è la sua longa manus [...] in questi anni non sono mancati i segnali... Irruzioni durante i riti da parte dei carabinieri, consigli di lasciar perdere [...] il ruolo del Gris è evidente. La madre di Simonetta ha portato la figlia varie volte dall'esorcista, come la madre di Federico. Entrambe sono religiosissime. Simonetta è stata a lungo seguita da una psicologa del Gris che avrebbe partecipato anche a molti interrogatori. Persino la donna che faceva le pulizie a casa mia un certo giorno fu dirottata verso la canonica di un parroco. Chi se ne occupò? Il Gris [...] [La mamma di "Federico"] lo martella mostrandogli continuamente le nostre immagini. [...] queste persone probabilmente agiscono in buona fede, senza rendersi conto che altri le stanno strumentalizzando.

 

Dimitri ha toccato in poche frasi quasi tutti i punti nevralgici dell'inchiesta. Musti non può sopportarlo, e dichiara all'ANSA che Dimitri "non ha diritto di dare interviste in carcere".

Rispetto ai primi mesi dell'inchiesta, i giochi sono ormai scoperti: con la scontata eccezione del "Carlino" (che inneggia sempre meno implicitamente alla Jihad contro froci e senzadìo), nelle ricostruzioni della vicenda si insinua il dubbio - e anche qualcosa di più - che "Simonetta" sia inattendibile, neurolabile e manovrata da Lucia Musti e che il piccolo "Federico" sia shockato e strumentalizzato.

La cosa che più ci dà soddisfazione è la definitiva scelta garantista di Repubblica.: l'editoriale di Aldo Balzanelli che saluta l'inizio del processo ("Ma l'imputato non è Satana", 13/2/97) dice le stesse cose che andiamo scrivendo da mesi. Ben scavato, vecchia talpa!

 

... non sarà un processo come gli altri, perché l'inchiesta, fin dall'inizio, si è sviluppata in un clima da inquisizione, di vera e propria caccia alle streghe, con tanto di esorcisti e riti purificatori, di ricerca di tombe profanate (peraltro mai trovate), sullo sfondo di un mondo parallelo e speculare a quello dei cultori di Satana che pare aver trasformato questa vicenda in una sorta di guerra finale contro il Demonio. Un clima che, occorre dirlo, abbiamo contribuito anche noi giornalisti, chi più chi meno, almeno all'inizio delle indagini.

Sul banco degli imputati oggi non sono quindi tre ragazzotti scapestrati, sospettati certamente di gravi reati, ma il Male personificato. Un'entità dai mille tentacoli, capace di ordinare sacrifici umani, di stuprare bambini nei sepolcri violati, di filmarne la morte [...]

La questione è che in tanti mesi di indagini nessuno di questi agghiaccianti sospetti ha trovato un solo riscontro. Sono state scavate buche, scoperchiate tombe, esaminati palmo a palmo casolari e ville di periferia, passata al setaccio la sede della setta in via Riva Reno. Nulla [...] Tutto l'impainto di accusa dunque appare fondato sulle rivelazioni di Simonetta, la ragazzina che ha denunciato di essere stata violentata in un rito demoniaco. Un racconto che gli psicologi hanno definito, a quanto si dice, attendibile. Ma Simonetta è la stessa testimone che racconta di cadaveri sventrati, fatti a pezzi e bruciati in un forno. Di messe nere celebrate in un palazzo di Pontecchio Marconi dove non è stato trovato nulla Di un "terzo livello" della setta affollato di personaggi insospettabili e potentissimi, persino di dirigenti dell'Usl da cui dipendono i servizi sociali che si occupano di lei. Qualche dubbio sulla sua attendibilità, soprattutto se i suoi racconti non hanno mai trovato riscontri, è lecito avanzarlo.

Dubbi che d'altra parte sorgono spontanei anche in relazione al caso dell'altra vittima dei satanisti. [...] Il bimbo avrebbe confermato tutto mimando con dei pupazzi quanto accaduto [...] Ma anche qui appare sconcertante il fatto che l'attendibilità del "racconto" del bambino sia fondata quasi esclusivamente non sull'osservazione diretta del perito, ma sua quanto riferito dalla madre e da un'amica di famiglia. Un ambiente, quello familiare, duramente provato dalla vicenda, ma anche pervaso di una religiosità fortissima. Basti pensare che la madre, di fronte ad alcuni comportamenti "strani" del figlio decise di portarlo da un esorcista [...]

P.S. In una recentissima intervista (non smentita) all'Ansa, la PM Lucia Musti ha detto che "Marco Dimitri è in carcere per accuse infamanti. Non ha diritto di dare interviste in carcere, non ha la stessa dignità di gente rinchiusa per reati connessi al terrorismo. Non perché sia un cittadino di serie B, ma un conto è che parli Francesca Mambro: se parla Dimitri è ingiusto verso i detenuti comuni.". Forse la dottoressa Musti dimentica che:

1) [...] Dimitri è imputato di violenza carnale. Contro di lui non è stato ancora celebrato neppure un solo processo. Si proclama innocente.

2) Francesca Mambro ha tutti i diritti di dare interviste in carcere e di dirsi innocente. Lo stesso diritto ha Marco Dimitri e un magistrato più di altri dovrebbe sapere che anche per il diavolo vale la presunzione di innocenza almeno fino alla sentenza definitiva.

 

Il processo inizia tra clamori mediatici, scenate di Lucia Musti (non vuole che gli imputati parlino tra loro o coi giornalisti), scontri tra accusa e difesa, Bonora che dice la frase del crocifisso e viene riportato alla Dozza.

In aula faccio il Peter Parker (ovvero: mi camuffo da giornalista e non rivelo a nessuno la mia identità).Guardare Dimitri chiuso nella gabbia degli imputati o trascinato in catene per i corridoi del Tribunale fa venire un groppo alla gola. Luongo è processato a piede libero, siede di fianco al suo avvocato Carla Mei e traspira copiosamente. Nella pausa di un'udienza gli dico chi sono, scambiamo qualche parola: dice che, una volta assolto, vuole scrivere un libro sulla sua esperienza. Mi chiede come si fa a prendere contatti con un editore. Noto che Canditi non è quasi mai in aula: sta coi carabinieri in corridoio, entra solo durante le pause e conversa amabilmente con Lucia Musti.

Arriva il giorno di "Simonetta". Udienza a porte chiuse perché è minorenne. Inizia a rispondere alle domande del PM. Prima ancora del controesame da parte della Difesa, si fa cogliere da un malore, stramazza al suolo, fa interrompere la seduta e dichiara che la situazione è per lei causa di stress. Morale della favola: non verrà più a deporre. Considerato che l'intero processo è costruito sulle sue accuse, e che l'interrogatorio non ha toccato nemmeno la metà degli incredibili episodi da lei narrati, la decisione puzza. Bonora commenta: "Non sono neanche capaci di costruire bene le montature". Il processo prosegue monco. A questo punto, negli stessi giorni in cui i viterbesi fanno scalpore rivendicando la loro maxi-beffa, comincio a scrivere il libro.

 

 

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